VISIONE DELLA
STORIA e IL TEMA DELLA PROVVIDENZA
Alla base l’idea manzoniana della storia è profondamente pessimistica: cio’ che ogni individuo si trova a vivere è spesso una rassegna caotica di fatti violenti, di sorprusi e sopraffazioni, di ingiustizie e oppressione.
La storia
umana è un teatro del Male, in cui regna la forza.
Cio’ è
spiegabile con il fatto che - come suggeriva a Manzoni la
concezione giansenista - l’essere umano è ontologicamente
malvagio, destinato a fare il male: l’uomo, pur comprendendo
la negatività del dolore e del male, continua a causarli per paura,
per egoismo, per non soffrire, per aggiudicarsi il titolo di
oppressore piuttosto che di oppresso.
A questa
visione tragica e pessimistica non c’è via di uscita, tanto
Adelchi, un personaggio tragico manzoniano, affermerà : Non
resta che far torto o patirlo
O vittime o
carnefici, null’altra possibilita’.
Per questo
molti protagonisti delle tragedie come Ermengarda o Adelchi,
inorriditi dalla malvagità del mondo, non volendo essere oppressori,
si abbandonano alla sofferenza e trovano conforto nella morte.
Nei PS
tuttavia il pessimismo storico non lascia spazio alla sfiducia, alla
disperazione, ma viene in qualche modo stemperato dall’idea che
anche nel Male ci siano un ordine, una logica e per di
piu’ positivi
Qual è
questa logica ?
Ce la
spiega Lucia nell’ VIII° capitolo. Lucia è un personaggio che
anche nel momento in cui è costretta a mettersi in salvo, lasciando
Renzo, la sua casa, il suo mondo, afferma convinta che “ Dio
non toglie agli uomini una gioia, se non per prepararne loro una piu’
grande e piu’ certa”.
Lucia sa della Provvidenza. Dell’idea
che gli eventi storici, gli accadimenti della vita di ciascuno, anche
quelli tragici e dolorosi, soprattutto quelli, non avvengono a caso,
ma in qualche modo, in un modo nascosto e oscuro, in un modo
misterioso vengono da Dio e che Dio dirige i fatti verso un esito
positivo, anche attraverso cio’ che è
Male.
Manzoni è convinto che a nulla
servono i piani degli uomini, siano essi umili o potenti: i loro
piani puntualmente falliscono, spesso miseramente, sortendo l'effetto
contrario a quello voluto se essi non sono capaci di abbandonarsi ai
piani del divino, se non sanno assecondarli.
La visione
provvidenzialistica della storia non è un concetto facile da
comprendere e ancor piu’ difficile puo’ esserlo condividerlo, ma
questa è la “tesi” che Manzoni intende dimostrare: i disagi, le
sofferenze di Lucia e Renzo hanno uno scopo positivo che solo Dio sa.
Il progetto di Dio non è comprensibile dalla mente umana.
Con questa
visione anche il Male, che spesso non riusciamo ad accettare, diviene
un elemento sempre difficile da accogliere ma dotato di un senso: è
come un passaggio stretto attraverso cui è necessario passare,
per andare oltre, verso qualcosa di meglio.
Il dolore
che gli uomini soffrono a causa delle ingiustizie/oppressioni non può
mai essere disperato se si ripone fiducia nella provvidenza divina.
Fra
Cristoforo è un personaggio che, come Lucia, sa della
Provvidenza, sa di non essere altro che uno strumento della volontà
divina. Quando decide di farsi frate pensa che in fondo il duello,
l’omicidio del nobile arrogante, il convento dei Cappuccini in cui
ha trovato rifugio, non sono altro che situazioni che Dio gli
ha messo davanti per provocare la sua trasformazione e renderlo
frate. E accetta. Nella scena del perdono- nel cap. V – persino il
fratello dell’ucciso afferma: “ tutto
accade per disposizione di Dio”
Ovviamente
per il Manzoni un uomo o una donna non non devono attendere
passivamente inattivi il compimento della provvidenza. Essi devono,
in qualche modo, aiutare Dio,
con il loro comportamento quotidiano, non lo devono intralciare.
Anzi
l’etica manzoniana è un’etica militante: tutto il contrario di
quanto non faccia Don Abbondio che rinuncia alla lotta per paura e
per egoismo
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