Non vado alla ricerca della poesia, attendo di esserne visitato. Scrivo poco, con pochi ritocchi, quando mi pare di non poterne fare a meno
TEMI :
il male di vivere ( sul testo M475 e per il correlativo oggettivo M474): "Spesso il male di vivere"
la funzione della poesia e il ruolo del poeta (sul testo pag. M473) " Non chiederci la parola"
il mistero della
esistenza, il varco (sul testo M477) : " I limoni"
il fantasma salvifico (sul testo M475) : " Nuove stanze"
lo stile poetico tra classicismo e innovazione (appunti e sul testo M479) : " Meriggiare pallido e assorto"
L’opera in versi:
Ossi di seppia 1925
Occasioni 1939
Occasioni 1939
La bufera e altro 1956
Satura anni sessanta
Diario del 71 e 72
Quaderno di quattro anni del 77
Altri versi 1980
IL MALE DI VIVERE il tema della sua poesia
: la condizione umana
L’argomento della
mia poesia (e credo di ogni possibile poesia) è sempre stata la
condizione umana
e non questo o
quell’altro avvenimento storico, anche se egli non si è estraniato
dalla realtà del suo tempo ( nel 1925 firma il Manifesto degli
intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, nel 1938 perde
l’impiego di Firenze per non essersi iscritto al partito fascista e
vivendo fino alla fine della guerra poveramente di traduzioni e
collaborazioni culturali, è costretto a pubblicare le sue raccolte
poetiche in modo clandestino) ma non ha scambiato l’essenziale con
il transitorio.
per questo non ha mai
aderito a nessuno schieramento ideologico, deludendo soprattutto la
critica marxista che dopo Occasioni si aspettavano un impegno civile
attivo del poeta nella ricostruzione del dopoguerra.
Argomento principale
della sua poesia è la disarmonia con la realtà, che M.
dichiara di aver sentito fin da bambino: è una condizione
strutturale, cosmica, leopardiana, universale non solamente storica
e individuale.
Il male di vivere
montaliano riprende un’espressione francese le mal de vivre,
che troppo facilmente viene identificata con quello che gli antichi
chiamavano TAEDIUM VITAE o ACCIDIA o MELANCHONIA e i moderni
DEPRESSIONE.
E’ un disagio
esistenziale sperimentato da chi vivendo sente la morsa dei lacci
che gli impediscono di essere libero (il rivo strozzato
bloccato nel suo scorrere da un ostacolo)
L’esistenza come
prigione il muro- (cerca una maglia rotta nella rete che
ci stringe)
di esprimersi
autenticamente (la foglia riarsa accartocciata) di comprendere
fino in fondo il significato e la direzione della propria esistenza.
Il disagio diviene alla fine un essere vinto dal peso della vita,
vera e propria sofferenza e dolore ( il cavallo stramazzato)
Chiaramente il tema è
leopardiano ( la vita è male) ma è ancora piu’ radicale, piu’
pesante da sopportare come condizione perché non confortata dalla
certezza di essere nella verità (della ragione) = agli uomini non è
data la possibilità di penetrare a pieno il mistero dell’esistenza
Questo tema domina la
prima raccolta delle sue poesie Ossi di seppia del 1925, anno
politicamente simbolico in cui ha inizio la dittatura fascista, quasi
un romanzo di formazione.
Il nome deriva da una
raccolta di poesie di D’Annunzio Alcyone quindi potrebbe
indicare un oggetto leggero, che galleggia sulle onde lasciandosi
trasportare dalla corrente(vitalismo energia)
In Montale è piuttosto
un oggetto morto, insignificante, inutile, abbandonato sulla
spiaggia, rifiutato dal male, scarnificato fino all’essenziale come
le sue immagini e il suo stile poetico, come il paesaggio
ligure(roccioso scabro assolato battuto dai venti e dalle onde) che
fa da sfondo a quasi tutte le liriche.
Utilizzo di immagini
concrete, di oggetti per esprimere concetti astratti come Dante
(il rivo che gorgoglia è in Inf. VII la palude Stigia gorgoglia per
i lamenti degli iracondi che contiene) = CORRELATIVO OGGETTIVO
IL RUOLO DEL
POETA E DELLA POESIA : “ Non chiederci la parola”
Il testo è
un’evidente dichiarazione di poetica in negativo,
Montale
propone al lettore una poesia che non è piu’ (come invece in
leopardi) uno strumento di conoscenza dell’individuo e del mondo.
Montale ci
dice che la sua poesia NON chiarisce l’enigma dell’interiorità
umana, indicibile e senza forma, NON sa spiegare le ragioni della
disarmonia con il mondo né chiarire il senso del vivere, NON ha
certezze da rivelare e la consapevolezza di cio’ costituisce
l’unico messaggio dei suoi versi.
In un
frangente storico e culturale particolare, come quello dell’Italia
fascista e dell’intera Europa dei totalitarismi degli anni venti,
che hanno smarrito le antiche certezze ed sono attraversate da una
profonda crisi morale e culturale, contro l’enfasi e le certezze
delle ideologie fascista e marxista, ilpoeta non puo’ che dire la
verità: con parole asciutte e sofferte (qualche
storta sillaba e secca),attraverso un
linguaggio scabro ed essenziale, antiretorico testimoniare la
problematicità della condizione umana.
La posizione
monta liana di (apparente) sfiducia nella parola poetica di
insignificanza della funzione del poeta colpisce ancora di piu’ se
messa in relazione con l’immagine di poeta-veggente che svela mondi
nascosti che ne aveva il decadentismo ( es. Pascoli) o quella del
poeta vate (= sacerdote), una guida capace di mostrare la via alla
nazione, che in quegli anni D’Annunzio incarnava, poeta per lungo
tempo vicino alle posizioni superoministiche e dalla retorica
roboante del fascismo.
E’ quindi
anche una presa di posizione di aperta critica politica.
LA FIGURA FEMMINILE
alla figura femminile,
viene affidato un ruolo salvifico = il fantasma che salva (in
un clima storico dominato dall’orrore della guerra imminente e
dall’avvento dei fascismi europei la donna è mediatrice tra l’hic
et nunc e l’altra orbita, è visiting angel portatrice
di un messaggio che proviene da un altrove (Montale la chiama
cristofora, è un baluardo contro la follia del mondo) che la
avvicina alla donna stilnovista.
l’incontro con la
donna-angelo - raro imprevisto eccezionale - è l’esperienza che
del divino è permesso agli uomini : in quell’attimo tutto è più
intenso, è uno stato di grazia
- non viene mai
descritta nella sua figura intera ma per particolari e attributi (la
frangia dei capelli, le ali, gli orecchini ) anzi ha bisogno che la
figura femminile non abbia fisicità
- è inarrivabile
irraggiungibile, appartiene alla memoria o è lontana dal poeta;
Annetta è morta giovane, Clizia è in America
- il ruolo del poeta
nei suoi confronti è quello di essere all’altezza di accogliere il
messaggio di cui essa è portatrice
- il messaggio che
Clizia porta è quello di uno stato di grazia
La donna è Irma Brandeis, una ebrea americana studiosa di letteratura italiana che
lascio’ l'Italia nel 1938 in seguito alla promulgazioni delle leggi
razziali
Lui poi la chiamerà
Clizia che nella mitologia greca il dio Apollo trasforma in un
girasole che si volge sempre verso il sole, ma Apollo è dio della
poesia e lei puo’ essere sentita come una allegoria della cultura
umanistica, della poesia
LA POSSIBILITA’ DEL
VARCO E L'EPIFANIA DEL SENSO: “I limoni”
1) Ancora una
dichiarazione di poetica: il poeta si esclude dalla cerchia dei poeti
laureati alla maniera dannunziana, sacerdoti della tradizione
letteraria che cantano grandi ideali in modo altisonante e retorico.
Si discosta anche dalla poesia simbolista a lui precedente (es.
Pascoli fino ad Ungaretti) che riconosceva alla musicalità della
poesia la capacità di attingere all’essenza profonda della realtà,
di dare voce al mistero del mondo.
Montale predilige realtà
impoetiche, come le pozzanghere, i muri scalcinati, i polverosi
prati
2) l’esperienza del
varco oltre la prigione delle catene, oltre il muro delle apparenze
Un momento di discesa in
un rapporto armonioso con il paesaggio nei luoghi dimessi della
periferia e la percezione dell’odore dei limoni portano il poeta a
credere per una frazione di secondo che la natura lasci trapelare
qualcosa, un indizio, un segno, una verità sul senso dell’esistenza
umana, un aldilà nella catena delle apparenze di cui il reale si
compone.
La verità del mondo che
per un attimo sembra mostrarsi non è una verità raggiunta
attraverso la ragione, non è trascendente ma è forse piuttosto
intuibile attraverso un rapporto percettivo con la natura ( il
silenzio e l’odore dei limoni)
L’esperienza
dell’imminente epifania di un senso si rivela un’illusione, è
destinata allo scacco e l’esistenza riprende ad essere accompagnata
dal tedio e dalla mediocrità del vivere quotidiano.
Tuttavia basta un casuale
sguardo sul giallo dei limoni perché, memore di quell’esperienza
di vicinanza al senso in quel tardo pomeriggio di tempo prima, il
poeta avverta d’improvviso uno scoppio di gioia rappresentata con
il correlativo oggettivo dei limoni
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