giovedì 3 marzo 2016

EUGENIO MONTALE

Non vado alla ricerca della poesia, attendo di esserne visitato. Scrivo poco, con pochi ritocchi, quando mi pare di non poterne fare a meno

TEMI :
il male di vivere  ( sul testo M475 e per il correlativo oggettivo M474):  "Spesso il male di vivere"  
la funzione della poesia e il ruolo del poeta (sul testo pag. M473) " Non chiederci la parola" 
il mistero della esistenza, il varco (sul testo M477) : I limoni" 
il fantasma salvifico (sul testo M475) : " Nuove stanze"
lo stile poetico  tra classicismo e innovazione (appunti e sul testo M479) :  " Meriggiare pallido e assorto" 

L’opera in versi:
Ossi di seppia 1925
Occasioni 1939
La bufera e altro 1956
Satura    anni sessanta
Diario del 71 e 72
Quaderno di quattro anni del 77
Altri versi 1980

IL MALE DI VIVERE     il tema della sua poesia : la condizione umana
L’argomento della mia poesia (e credo di ogni possibile poesia) è sempre stata la condizione umana
e non questo o quell’altro avvenimento storico, anche se egli non si è estraniato dalla realtà del suo tempo ( nel 1925 firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, nel 1938 perde l’impiego di Firenze per non essersi iscritto al partito fascista e vivendo fino alla fine della guerra poveramente di traduzioni e collaborazioni culturali, è costretto a pubblicare le sue raccolte poetiche in modo clandestino) ma non ha scambiato l’essenziale con il transitorio.
per questo non ha mai aderito a nessuno schieramento ideologico, deludendo soprattutto la critica marxista che dopo Occasioni si aspettavano un impegno civile attivo del poeta nella ricostruzione del dopoguerra.

Argomento principale della sua poesia è la disarmonia con la realtà, che M. dichiara di aver sentito fin da bambino: è una condizione strutturale, cosmica, leopardiana, universale non solamente storica e individuale.

Il male di vivere montaliano riprende un’espressione francese le mal de vivre, che troppo facilmente viene identificata con quello che gli antichi chiamavano TAEDIUM VITAE o ACCIDIA o MELANCHONIA e i moderni DEPRESSIONE.
E’ un disagio esistenziale sperimentato da chi vivendo sente la morsa dei lacci che gli impediscono di essere libero (il rivo strozzato bloccato nel suo scorrere da un ostacolo)
L’esistenza come prigione il muro- (cerca una maglia rotta nella rete che ci stringe)
di esprimersi autenticamente (la foglia riarsa accartocciata) di comprendere fino in fondo il significato e la direzione della propria esistenza. Il disagio diviene alla fine un essere vinto dal peso della vita, vera e propria sofferenza e dolore ( il cavallo stramazzato)

Chiaramente il tema è leopardiano ( la vita è male) ma è ancora piu’ radicale, piu’ pesante da sopportare come condizione perché non confortata dalla certezza di essere nella verità (della ragione) = agli uomini non è data la possibilità di penetrare a pieno il mistero dell’esistenza

Questo tema domina la prima raccolta delle sue poesie Ossi di seppia del 1925, anno politicamente simbolico in cui ha inizio la dittatura fascista, quasi un romanzo di formazione.
Il nome deriva da una raccolta di poesie di D’Annunzio Alcyone quindi potrebbe indicare un oggetto leggero, che galleggia sulle onde lasciandosi trasportare dalla corrente(vitalismo energia)
In Montale è piuttosto un oggetto morto, insignificante, inutile, abbandonato sulla spiaggia, rifiutato dal male, scarnificato fino all’essenziale come le sue immagini e il suo stile poetico, come il paesaggio ligure(roccioso scabro assolato battuto dai venti e dalle onde) che fa da sfondo a quasi tutte le liriche.

Utilizzo di immagini concrete, di oggetti per esprimere concetti astratti come Dante (il rivo che gorgoglia è in Inf. VII la palude Stigia gorgoglia per i lamenti degli iracondi che contiene) = CORRELATIVO OGGETTIVO


IL RUOLO DEL POETA E DELLA POESIA : “ Non chiederci la parola”

Il testo è un’evidente dichiarazione di poetica in negativo,
Montale propone al lettore una poesia che non è piu’ (come invece in leopardi) uno strumento di conoscenza dell’individuo e del mondo.
Montale ci dice che la sua poesia NON chiarisce l’enigma dell’interiorità umana, indicibile e senza forma, NON sa spiegare le ragioni della disarmonia con il mondo né chiarire il senso del vivere, NON ha certezze da rivelare e la consapevolezza di cio’ costituisce l’unico messaggio dei suoi versi.
In un frangente storico e culturale particolare, come quello dell’Italia fascista e dell’intera Europa dei totalitarismi degli anni venti, che hanno smarrito le antiche certezze ed sono attraversate da una profonda crisi morale e culturale, contro l’enfasi e le certezze delle ideologie fascista e marxista, ilpoeta non puo’ che dire la verità: con parole asciutte e sofferte (qualche storta sillaba e secca),attraverso un linguaggio scabro ed essenziale, antiretorico testimoniare la problematicità della condizione umana.
La posizione monta liana di (apparente) sfiducia nella parola poetica di insignificanza della funzione del poeta colpisce ancora di piu’ se messa in relazione con l’immagine di poeta-veggente che svela mondi nascosti che ne aveva il decadentismo ( es. Pascoli) o quella del poeta vate (= sacerdote), una guida capace di mostrare la via alla nazione, che in quegli anni D’Annunzio incarnava, poeta per lungo tempo vicino alle posizioni superoministiche e dalla retorica roboante del fascismo.
E’ quindi anche una presa di posizione di aperta critica politica.


LA FIGURA FEMMINILE

alla figura femminile, viene affidato un ruolo salvifico = il fantasma che salva (in un clima storico dominato dall’orrore della guerra imminente e dall’avvento dei fascismi europei la donna è mediatrice tra l’hic et nunc e l’altra orbita, è visiting angel portatrice di un messaggio che proviene da un altrove (Montale la chiama cristofora, è un baluardo contro la follia del mondo) che la avvicina alla donna stilnovista.

l’incontro con la donna-angelo - raro imprevisto eccezionale - è l’esperienza che del divino è permesso agli uomini : in quell’attimo tutto è più intenso, è uno stato di grazia
- non viene mai descritta nella sua figura intera ma per particolari e attributi (la frangia dei capelli, le ali, gli orecchini ) anzi ha bisogno che la figura femminile non abbia fisicità
- è inarrivabile irraggiungibile, appartiene alla memoria o è lontana dal poeta; Annetta è morta giovane, Clizia è in America
- il ruolo del poeta nei suoi confronti è quello di essere all’altezza di accogliere il messaggio di cui essa è portatrice
- il messaggio che Clizia porta è quello di uno stato di grazia

La donna è Irma Brandeis, una ebrea americana studiosa di letteratura italiana che lascio’ l'Italia nel 1938 in seguito alla promulgazioni delle leggi razziali
Lui poi la chiamerà Clizia che nella mitologia greca il dio Apollo trasforma in un girasole che si volge sempre verso il sole, ma Apollo è dio della poesia e lei puo’ essere sentita come una allegoria della cultura umanistica, della poesia

LA POSSIBILITA’ DEL VARCO E L'EPIFANIA DEL SENSO: “I limoni”

1) Ancora una dichiarazione di poetica: il poeta si esclude dalla cerchia dei poeti laureati alla maniera dannunziana, sacerdoti della tradizione letteraria che cantano grandi ideali in modo altisonante e retorico. Si discosta anche dalla poesia simbolista a lui precedente (es. Pascoli fino ad Ungaretti) che riconosceva alla musicalità della poesia la capacità di attingere all’essenza profonda della realtà, di dare voce al mistero del mondo.
Montale predilige realtà impoetiche, come le pozzanghere, i muri scalcinati, i polverosi prati
2) l’esperienza del varco oltre la prigione delle catene, oltre il muro delle apparenze
Un momento di discesa in un rapporto armonioso con il paesaggio nei luoghi dimessi della periferia e la percezione dell’odore dei limoni portano il poeta a credere per una frazione di secondo che la natura lasci trapelare qualcosa, un indizio, un segno, una verità sul senso dell’esistenza umana, un aldilà nella catena delle apparenze di cui il reale si compone.
La verità del mondo che per un attimo sembra mostrarsi non è una verità raggiunta attraverso la ragione, non è trascendente ma è forse piuttosto intuibile attraverso un rapporto percettivo con la natura ( il silenzio e l’odore dei limoni)
L’esperienza dell’imminente epifania di un senso si rivela un’illusione, è destinata allo scacco e l’esistenza riprende ad essere accompagnata dal tedio e dalla mediocrità del vivere quotidiano.
Tuttavia basta un casuale sguardo sul giallo dei limoni perché, memore di quell’esperienza di vicinanza al senso in quel tardo pomeriggio di tempo prima, il poeta avverta d’improvviso uno scoppio di gioia rappresentata con il correlativo oggettivo dei limoni